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Le sfide tecniche e sociali dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con la tecnologia. Mentre le sue potenzialità sono entusiasmanti, è importante riconoscere che l’IA affronta anche diverse sfide tecniche e sociali lungo il percorso.

Il bias algoritmico

Una delle prime sfide, in parte tecnologica e in parte sociale è quella del cosiddetto bias algoritmico, probabilmente una delle più rilevanti e complesse che l’intelligenza artificiale e i suoi sviluppatori debbano affrontare. L’Intelligenza Artificiale si basa su algoritmi di apprendimento automatico, e questo apprendimento si basa sull’analisi di dati storici per identificare pattern e prendere decisioni. In maniera molto semplificata è quello che fa ogni essere umano per distinguere un gatto da una tigre o un altro felino: ne deve vedere un certo numero e riconoscerne le caratteristiche specifiche per essere poi in futuro in grado di distinguerle con un rischio di errore ragionevolmente basso.

Gatto Toyger: quattrozampe.online

Tuttavia, se questi dati contengono errori, pregiudizi o discriminazioni inconsapevoli, gli algoritmi possono perpetuare e amplificare tali bias, portando a risultati ingiusti o discriminatori.

Il bias algoritmico può manifestarsi in diversi modi. Per esempio, potrebbe esserci un bias di selezione dei dati se il set di addestramento non rappresenta in modo equo la diversità presente nella popolazione. Se i dati fossero sbilanciati o mancassero di rappresentatività, gli algoritmi potrebbero apprendere informazioni distorte o basate su stereotipi, generando risultati discriminatori. Andando più nello specifico, se i dati di addestramento per un algoritmo di selezione del personale sono dominati da candidati di un certo genere o provenienza etnica, l’algoritmo potrebbe imparare a favorire automaticamente tali candidati, perpetuando così disuguaglianze di genere o razziali. Questo indipendentemente dal desiderio di chi scrive l’algoritmo o dell’utilizzatore finale.

Un altro tipo di bias algoritmico è il bias di etichettatura, che si verifica quando i dati di addestramento contengono etichette errate o soggettive. Questo può influenzare l’apprendimento dell’algoritmo e condizionare le sue decisioni. Per esempio, se un algoritmo di riconoscimento facciale viene addestrato principalmente su immagini di persone di un certo gruppo etnico, potrebbe avere difficoltà a riconoscere correttamente volti di altre etnie, generando errori di identificazione e discriminazione.
(Vedi “L’intelligenza artificiale non riesce ancora a riconoscere i gorilla, ed è un problema di razzismo” https://short.staipa.it/j26y3)

Il bias algoritmico è particolarmente preoccupante quando l’IA viene utilizzata in settori sensibili, come la giustizia penale, le assicurazioni, l’erogazione di prestiti o l’occupazione. Decisioni importanti che riguardano la vita delle persone possono essere influenzate dagli algoritmi, e se questi algoritmi contengono bias, il risultato può essere ingiusto e discriminatorio. Per esempio, se un algoritmo di valutazione del credito è influenzato da bias razziali o di genere, può negare prestiti a individui idonei o offrire loro condizioni sfavorevoli basate su caratteristiche demografiche invece che su una valutazione accurata della loro affidabilità finanziaria.

Negli esempi che ho fatto ho citato più volte il rischio di razzismo, e non è per questioni di moda o di particolare interesse o gusto personale, è semplicemente uno dei bias che più spesso si presentano, dovuto al semplice fatto che chi fornisce i dati da elaborare, per semplice abitudine tende a fornire materiale che conosce con cui ha quotidiana dimestichezza e spesso ancora l’integrazione etnica non è particolarmente avanzata. Ne ho parlato più approfonditamente in “L’intelligenza artificiale può essere razzista?” (www.short.staipa.it/uljf5)

Per affrontare il bias algoritmico, è necessario un approccio multidisciplinare, è fondamentale investire nella raccolta e nell’elaborazione di dati di alta qualità e rappresentativi. Questo richiede un’attenta selezione dei dati e una valutazione continua delle possibili fonti di bias. Inoltre, è importante sviluppare algoritmi che siano etici e imparziali, con meccanismi integrati per la rilevazione e la mitigazione del bias. L’interpretabilità degli algoritmi può essere utile per identificare eventuali bias e comprendere come le decisioni sono state prese.
Inoltre, è essenziale coinvolgere esperti di diversi settori, come l’etica, le scienze sociali e la giurisprudenza nella progettazione e nella valutazione degli algoritmi; un dialogo aperto e inclusivo con la società civile, le organizzazioni non governative e le comunità colpite dal bias algoritmico è fondamentale per comprendere i bisogni e le preoccupazioni degli individui e garantire un utilizzo responsabile e giusto dell’IA. Sarebbe fondamentale anche in altri settori che stanno andando ognuno in una propria direzione su questi temi causando talvolta dissapori e aspre critiche.

Affrontare il bias algoritmico richiede un impegno continuo da parte di tutti gli attori coinvolti nell’ecosistema dell’IA. Solo attraverso un approccio consapevole, collaborativo e inclusivo possiamo creare sistemi intelligenti e giusti che rispettino la diversità, l’equità e i diritti umani.

Sarebbe interessante se si riuscissero a introdurre normative e regolamentazioni per promuovere la trasparenza nelle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, definire standard etici e legali per mitigare il bias algoritmico e garantire la responsabilità delle organizzazioni che utilizzano l’IA. Gli enti regolatori dovrebbero collaborare con gli sviluppatori e gli utenti dell’IA per garantire che le applicazioni siano conformi a tali standard e che i diritti e le libertà delle persone siano protetti. Purtroppo, nella nostra società c’è un’ignoranza e una paura riguardo alle nuove tecnologie che spesso va a incidere anche sulle valutazioni di chi dovrebbe occuparsi di questi temi per proteggerci.

L’impatto sul mondo del lavoro dell’Intelligenza Artificiale

Un’altra sfida legata all’Intelligenza Artificiale è l’impatto che sta avendo sull’occupazione trasformando il modo in cui le persone lavorano e creando nuove opportunità e sfide. Alcuni temono che l’IA possa sostituire gli esseri umani sul posto di lavoro, in realtà è importante considerare un’analisi più approfondita dell’impatto sull’occupazione.

Da un lato, l’IA può automatizzare determinate attività e compiti ripetitivi, migliorando l’efficienza e la produttività in molti settori. Per esempio, nella logistica i robot autonomi possono svolgere attività di magazzino e movimentazione delle merci, riducendo la necessità di lavoro manuale. Nell’assistenza clienti, gli assistenti virtuali basati sull’IA possono rispondere a domande frequenti e fornire supporto di base, liberando il personale umano per attività più complesse e interazioni personalizzate.

D’altra parte, può anche creare nuove opportunità di lavoro. L’implementazione dell’Intelligenza Artificiale richiede competenze specializzate nella progettazione, nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni basate su essa. Sono nate molte nuove professioni legate alle data-science, all’ingegneria dell’apprendimento automatico, all’etica dell’IA. Inoltre, l’Intelligenza Artificiale può stimolare l’innovazione e la creazione di nuove imprese e industrie, generando nuovi posti di lavoro e opportunità imprenditoriali.

Resta innegabile che l’IA avrà un impatto sulla domanda di determinate competenze lavorative. Alcuni lavori che coinvolgono attività ripetitive e regolamentate possono essere automatizzati, portando a una riduzione della richiesta di manodopera in quei settori specifici. È probabile che i lavoratori siano chiamati a sviluppare competenze più avanzate e adattabili per svolgere ruoli che richiedono una maggiore creatività, pensiero critico, capacità di problem solving e competenze sociali ed emotive, ma sono cose che accadono fin dalla prima rivoluzione industriale, o probabilmente da molto prima quando sono nate l’agricoltura e l’allevamento e un numero ridotto di persone ha iniziato a produrre quello che prima ognuno era costretto a produrre da sé: se da un lato molti smisero di cacciare o di raccogliere probabilmente fu in quel momento che nacque la possibilità di diventare artisti, o imprenditori, o commercianti, o inventori, o miriadi di altri ruoli che prima non erano neppure pensabili.

È importante prepararsi e adattarsi all’era dell’IA. Chi si sente essere a rischio lavorativo dovrebbe investire nella formazione continua e nell’aggiornamento delle proprie competenze per essere pronto a occupare nuovi ruoli che emergeranno. Le competenze trasversali come il pensiero critico, la creatività, la capacità di adattarsi al cambiamento e la collaborazione interdisciplinare saranno sempre più importanti per affrontare l’impatto dell’IA sull’occupazione.

Al contempo i governi e le organizzazioni dovrebbero svolgere un ruolo attivo nella promozione della transizione verso un’economia basata sull’Intelligenza Artificiale con l’implementazione di politiche di formazione e riqualificazione, la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nell’ambito dell’IA, la creazione di un ambiente normativo che tuteli i diritti dei lavoratori e affronti le questioni di equità e sicurezza legate all’utilizzo dell’IA nel contesto occupazionale.

L’Intelligenza Artificiale sta cambiando il panorama dell’occupazione in modi complessi. Mentre alcune attività saranno automatizzate, nuove opportunità di lavoro e ruoli specializzati emergeranno. La preparazione, l’aggiornamento delle competenze e la promozione di politiche e iniziative di supporto sono fondamentali per affrontarne l’impatto e creare un futuro lavorativo sostenibile ed equo.

Il problema della Privacy nell’Intelligenza Artificiale

Le tematiche etiche e sulla privacy sono di fondamentale importanza nel contesto dell’Intelligenza Artificiale. L’IA mentre offre molteplici vantaggi e opportunità, solleva questioni complesse che richiedono una riflessione approfondita e un’adeguata regolamentazione.

Un primo aspetto è quello legato alla responsabilità delle decisioni automatizzate. Quando affidiamo decisioni critiche a sistemi automatizzati, è importante garantire che tali sistemi siano trasparenti e che le decisioni adottate siano comprensibili. Ciò significa che i modelli e gli algoritmi utilizzati dovrebbero essere aperti all’ispezione e comprensibili agli esperti e agli utenti. Inoltre, è necessario garantire che l’IA sia progettata per rispettare i principi dell’equità, dell’imparzialità e dei diritti umani, evitando discriminazioni e pregiudizi sistematici. Accettare di prendere una decisione a partire dalla risposta di una black box in cui inserisci un’informazione e ne esce una risposta priva di una spiegazione non sarebbe molto diverso dall’affidarsi a un oracolo dei tempi antichi e in molti settori sarebbe completamente inaccettabile.

Un altro aspetto etico riguarda la privacy dei dati. L’Intelligenza Artificiale si basa sull’elaborazione di grandi quantità di dati, spesso di natura personale. È fondamentale garantire che i dati siano raccolti, utilizzati e conservati nel rispetto della privacy e delle leggi vigenti. Le organizzazioni devono implementare misure di sicurezza adeguate a proteggere i dati sensibili e informare gli utenti sulle finalità e sulle modalità di utilizzo dei loro dati. Inoltre, è essenziale consentire agli individui di esercitare il controllo su di essi e dare il consenso informato per la loro utilizzazione.

Altre questioni etiche riguardano l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in settori come la sorveglianza e l’identificazione biometrica. L’IA può consentire un monitoraggio continuo e invasivo delle persone, sollevando preoccupazioni riguardo alla violazione della privacy e alla limitazione delle libertà individuali. È necessario bilanciare l’utilità delle tecnologie basate sull’IA con il rispetto dei diritti individuali e la protezione della sfera personale.

Per affrontare queste sfide etiche e sulla privacy, è fondamentale un approccio multilaterale che coinvolga governi, organizzazioni, professionisti dell’Intelligenza Artificiale e la società nel suo complesso. Anche in questo caso sono necessarie politiche e normative chiare e aggiornate che stabiliscano linee guida etiche e standard di protezione dei dati per l’implementazione dell’IA. Inoltre, sia gli sviluppatori e che gli utenti devono essere resi consapevoli delle implicazioni etiche delle loro azioni e assumersi la responsabilità di adottare decisioni etiche garantendo la tutela dei diritti individuali.

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